Cautio criminalis – I processi contro le streghe

«Ti mostrerò di che privazione soffrono i grandi, che cosa manca a chi possiede tutto: qualcuno che dica la verità. Seneca, De Beneficiis, VI 30»

Troviamo questa citazione di Seneca nell’epitome che apre Cautio criminalis, libro pubblicato nel 1631 dal gesuita tedesco Friedrich Spee per contrastare l’uso della tortura nei processi alle streghe.

Ci dice Spee che nemmeno i confessori osavano mettere in guardia i principi-vescovi tedeschi rispetto agli abusi che magistrati e carcerieri commettevano, in loro nome, nei processi alle streghe, per il timore di attirare su sé stessi il sospetto di essere complici di pratiche demoniache.

Tanto meno potevano informarli correttamente i magistrati incaricati delle indagini, perché i loro guadagni erano proporzionali al numero di streghe che riuscivano a identificare e condannare, estorcendo i loro nomi con la tortura ad altre donne indagate per il crimine di stregoneria.

Del resto, sostiene Spee, gli stessi principi-vescovi erano responsabili di gravi omissioni in quanto

«Nelle questioni economiche, di uccellagione, di caccia ecc., i principi non delegano ogni responsabilità, anzi si impegnano personalmente, e non ritengono possa uscirne sminuita, in qualche modo, la loro maestà se volgono l’interesse dai doveri importantissimi del governo a queste faccende minori. Ne consegue che non ci sarà per loro giustificazione sufficiente davanti a Dio se avranno mostrato impegno e interesse in cose secondarie, mentre si saranno dimostrati del tutto incuranti di altre di grande importanza, dove è in gioco la vita della gente.»

Questa omissione secondo Spee ha gravissime conseguenze perché

«Se avessero l’occasione di conoscere personalmente e da vicino le miserevoli condizioni dei prigionieri, se ne udissero i gemiti e i sospiri, se si volessero rendere conto in prima persona, piuttosto che dalle altrui testimonianze, delle procedure dei loro funzionari, non c’è dubbio che gestirebbero molte cose diversamente, e che le sentenze di morte non sarebbero così numerose né così a buon mercato. I funzionari possono essere inumani e brutali ma non i principi: spetta a loro abbondare, in ogni occasione, in umanità e clemenza, senza mai infierire. Perciò se essi potessero vedere con i loro occhi quanto oggi la tortura sia generalizzata e efferata, oppure prestassero davvero attenzione a quanti la descrivono fedelmente, la Germania conterebbe senz’altro meno streghe, poiché ora è la crudeltà della tortura che ne fa crescere il numero a dismisura. … È mia abitudine ripetere che la peggiore delle pene e delle sventure sofferte dai prigionieri è soprattutto quella di essere privati per sempre di ogni possibile contatto con i principi.»

Scritto con uno scopo molto specifico, il libro di Spee mi sembra molto ricco di insegnamenti per chiunque eserciti un ruolo di leadership.

La pubblicazione di Cautio Criminalis, benché formalmente anonima, suscitò dure reazioni nella Provincia tedesca della Compagnia di Gesù. Dopo la pubblicazione della seconda edizione nel 1632, più polemica rispetto alla prima, Friedrich Spee fu allontanato dall’Università di Colonia, nonostante la protezione del Provinciale, Goswinus Nickel, e del Generale dell’Ordine, Muzio Vitelleschi.

Ottenne l’incarico di insegnare Teologia morale a Treviri e lo mantenne fino al 1635 quando morì  di peste, contratta assistendo i soldati feriti durante l’assedio della città.

Nel 1649 furono pubblicate postume due opere: il canzoniere Trutz-Nachtigal (In competizione con l’usignolo), per il quale Spee è considerato uno dei principali poeti tedeschi dell’età barocca, e Goldenes Tugendbuch (Libro d’oro delle virtù), un libro di devozione. Leibniz trarrà da quest’opera di Spee il concetto di amore come piacere proprio trovato nella perfezione altrui, ci dice Eugenio Colorni nel saggio «Conoscenza e volontà in Leibniz». Questo concetto di amore ispirerà lo stesso Colorni, come racconta chi gli fu vicino durante la Resistenza (https://viaitri.blog/2020/12/20/la-lezione-di-angelo/).

Secondo Walter Benjamin, Spee con Cautio Criminalis «ha dimostrato quanto sia necessario collocare il senso umanitario al di sopra della dottrina e della sagacia».

Friedrich von  Spee, Cautio criminalis – I processi contro le streghe, a cura di A. Foa, Salerno Editrice, Roma, 2004.

Eugenio Colorni, La malattia della metafisica, in Scritti filosofici e autobiografici, a cura di G. Cerchiai, Einaudi, Torino, 2009.

Walter Benjamin, I processi alle streghe, in Burattini, streghe e briganti. Illuminismo per ragazzi (1929-1932), Il Melangolo, Genova, 1993.

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