L’Italia che non ci sta. Viaggio in un paese diverso

Francesco Erbani racconta in questo libro il suo  viaggio nei luoghi in cui è possibile osservare un’Italia in movimento, che applica precetti di sobrietà e  di ostinazione, che crede nella dignità del lavoro, che si batte contro il suo sfruttamento e ritiene che esso, oltre a fornire compensi economici, induca un cambio di passo nella propria vita, apra inedite prospettive e poi svolga un servizio di cui beneficia una collettività più vasta, di cui si avvantaggiano un luogo e un territorio. Che contenga un elevato tono di civismo.

Le vicende che incontriamo nel libro ci invitano utilmente a mettere in discussione schemi più o meno consolidati. Si chiede infatti l’autore La cura di un prezioso bene culturale affidata a una cooperativa sociale, la difesa di un paesaggio e il controllo delle sue trasformazioni affidato alla comprensione del suo statuto appartengono alla sfera pubblica o a quella privata? Sono terzo, quarto settore o cos’altro? Chi avvia un’attività imprenditoriale in un paese di montagna e rianima una qualche forma di residenza …. oppure gestisce un immobile sottratto a un clan di ’ndrangheta, chi fa nascere cooperative di piccoli produttori agricoli che si liberano dalle strozzature della grande distribuzione e combattono la schiavitù in quale categoria economica si iscrive? … Fa impresa sociale, fa impresa civile, solidale o fa impresa e basta, affiancando alla ricerca di remunerazione una responsabilità nei confronti del territorio?

Rivendicando per sé il mestiere del cronista, che si fonda sull’andare a vedere, l’ascolto, il contatto diretto, l’autore non rinuncia a ricordarci che Dalle diverse indagini condotte in questi anni da economisti come Leonardo Becchetti, Luigino Bruni e Stefano Zamagni …. emerge come la progressiva crescita di una tipologia imprenditoriale né solo pubblica né solo di mercato si sia incrementata a causa del ritirarsi dello Stato e dell’incapacità del mercato e delle ideologie neoliberiste di offrire soluzioni accettabili. Per conoscere questo tipo emergente di imprenditoria, meglio si può dire questi imprenditori, è molto utile leggere L’Italia che non ci sta.

Dopo il capitolo introduttivo, in cui l’autore espone le idee che ho tentato di riassumere, troviamo il secondo capitolo dedicato alla Resistenza dei luoghi, che racconta vicende di aree rurali, come quelle degli agricoltori veneti che hanno rifiutato che le loro vigne fossero invase da villette a schiera, rinunciando a lauti guadagni, di aree metropolitane, come quella dell’ex stabilimento Vagon Lits a Roma, e in aree industriali come quella dei lavoratori della Rimaflow a Trezzano sul Naviglio che cercano in tutti i modi di proseguire l’attività produttiva.

Il terzo capitolo, intitolato Una terrazza in montagna, parte dai terrazzamenti della Costiera Amalfitana, dove agricoltori vecchi e nuovi si dedicano alle coltivazioni di limoni e pomodori piennoli, e ci conduce poi in Valstagna (provincia di Vicenza) dove è nata una scuola per insegnare come si recuperano i muri a secco.

Il quarto capitolo ci mostra La forza generativa di un bene culturale. Questa forza può far sentire i suoi effetti nel quartiere Sanità a Napoli, dove grazie all’impegno di un parroco le catacombe di San Gaudioso hanno offerto a molti giovani la possibilità di un lavoro regolare, come nelle zone interne del Cilento, dove la Fondazione MIdA ha valorizzato per lo sviluppo locale le grotte di Pertosa, o della Calabria, con la promozione del territorio Reventino attraverso il patrimonio etnomusicale.

Il quinto e ultimo capitolo, intitolato Tutto il paese è comunità, è dedicato a esperienze di cooperative di comunità, originale forma di impresa nata da un’intuizione di un dirigente di Confcooperative, nell’Appennino abruzzese e in quello emiliano.

L’Italia che non ci sta è una guida utilissima a un paese che sta cambiando.

L’Italia che non ci sta. Viaggio in un paese diverso, di Francesco Erbani, Einaudi, Torino, 2019.

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