Storia di un’estinzione.

Il ghiozzo di ruscello (Gobius nigricans) è un piccolo pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia dei Gobidi. La sua distribuzione è limitata ai corsi d’acqua del versante tirrenico, in Toscana, Umbria e Lazio. Si tratta di una specie molto sensibile all’inquinamento e ad altre alterazioni dell’ambiente, perché vive solo in piccoli corsi d’acqua limpidi e ben ossigenati, con fondale ciottoloso o ghiaioso.

In conseguenza della sua distribuzione molto limitata, il ghiozzo di ruscello è incluso nell’elenco delle “specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede l’istituzione di zone speciali di conservazione” (Allegato II) della Direttiva Habitat (92/43/CEE) e tra le specie protette secondo la Convenzione di Berna (Appendice III).

Nel 1984 il biologo Sergio Zerunian segnalò la presenza del ghiozzo di ruscello nel fiume Amaseno, che rappresentava il nuovo limite meridionale della sua distribuzione. Successivi studi evidenziarono che la popolazione dell’Amaseno (che era l’unica a sud del Tevere) presentava caratteristiche particolari, le quali potevano farla considerare una distinta sottospecie.

Già negli anni ’80 dello scorso secolo Zerunian aveva evidenziato alcune minacce che mettevano in discussione la sopravvivenza della popolazione di ghiozzo di ruscello nell’Amaseno: in particolare l’Amministrazione provinciale di Latina eseguiva ripopolamenti in favore dei pescatori sportivi utilizzando pesci catturati nella pianura Padana e in tal modo aveva immesso nell’Amaseno il ghiozzo padano (Padogobius martensii), che era in competizione con il ghiozzo di ruscello per i siti di riproduzione.

Nel 2006 il primo tratto del fiume Amaseno fu inserito dalla Commissione Europea nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria della Regione Biogeografica Mediterranea (ai sensi della Direttiva Habitat), come esempio tra i pochi nel Lazio di corsi d’acqua ben conservati. La normativa italiana di recepimento della Direttiva Habitat (DPR n. 357/1997) assegna alle Regioni la responsabilità di gestire i Siti di Importanza Comunitaria. Già nel 1996 in uno studio finalizzato alla redazione della Carta ittica della Provincia di Latina era stata proposta l’istituzione di un’area protetta nell’alto corso dell’Amaseno.

Nel 2016 Zerunian scrisse un articolo nel quale rilevava gravi alterazione dell’habitat nell’alto Amaseno, che esponevano la popolazione di ghiozzo di ruscello a immediato rischio di estinzione: erano stati tagliati gli ontani che crescevano sulla sponda destra del fiume, veniva prelevata una quantità eccessiva di acqua per irrigare i campi coltivati a foraggio per le bufale, era stata realizzata una piccola centrale idroelettrica, senza che il progetto fosse preventivamente sottoposto a valutazione di incidenza ambientale (obbligatoria per i progetti che possono alterare i Siti di Importanza Comunitaria), infine un gregge di circa 150 capre aveva pascolato per diversi giorni indisturbato nell’alveo del fiume. L’autore inviò l’articolo agli enti interessati (comuni di Prossedi ed Amaseno, province di Latina e Frosinone, Agenzia Regionale per i Parchi della Regione Lazio) senza ottenere alcun riscontro.

Durante l’estate e la primavera del 2017 arrivò il colpo finale: durante un periodo particolarmente siccitoso gli allevatori di bufale prelevarono senza alcun controllo tutta l’acqua del fiume per irrigare le loro coltivazioni di foraggio, mandando completamente a secco il corso d’acqua. Nel mese di luglio del 2018 Zerunian, tornato a eseguire campionamenti in quattro stazioni del tratto alto dell’Amaseno, constatò la scomparsa del ghiozzo di ruscello. L’habitat fluviale risultava inoltre profondamente alterato, a causa dell’immissione di sostanze inquinanti provenienti diverse probabili fonti (allevamenti bufalini, scarichi di caseifici, acque reflue provenienti dall’abitato di Amaseno e da case sparse). L’inquinamento aveva causato la proliferazione di alghe filamentose che ricopivano il fondo del fiume, rendendolo non più idoneo alla riproduzione del ghiozzo di ruscello.

Questa vicenda, raccontata nel libro “Storia di un’estinzione”, mostra come sia stato possibile distruggere un habitat protetto da norme comunitarie e nazionali, senza alcun intervento da parte delle amministrazioni competenti (prima di tutto la Regione Lazio, responsabile della tutela dei Siti di Importanza Comunitaria nel territorio regionale, le provincie e ai comuni nel cui territorio ricade il Sito), dei Corpi di Polizia nazionali, provinciali e comunali e della magistratura.

Nelle conclusioni del libro l’autore ripropone l’istituzione di un’area naturale protetta che includa tutta la parte alta del fiume Amaseno, per tutelare e riqualificare l’ambiente anche con la reintroduzione del ghiozzo di ruscello (giovandosi del fatto che fortunatamente risulta estina anche la popolazione dell’antagonista alloctono ghiozzo padano). Una misura immediata per tutelare il Sito di Importanza Comunitaria “Fiume Amaseno (alto corso)” potrebbe essere affidare la sua gestione al Parco Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi. Sembra infatti un’anomalia che sia affidata a questo ente la tutela del lago di Canterno, distante decine di chilometri, e non quella di un Sito incluso parzialmente in comuni che già fanno parte del Parco.

Storia di un’estinzione, di Sergio Zerunian, Ed. Belvedere, Latina 2018.

Pubblicato in “Annali del Lazio Meridionale”, Anno XIX, n. 37, giugno 2019.

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