La lezione di Angelo

Eugenio Colorni, filosofo, politico socialista, partigiano, fondatore del federalismo europeo, fu ferito a morte dalla banda Koch – polizia irregolare fascista – il 28 maggio 1944, pochi giorni prima della liberazione di Roma, vicino a piazza Bologna.

Leo Solari, che era stato un giovane socialista impegnato a fianco di Colorni durante la Resistenza a Roma, fu invitato rievocarlo in un incontro presso il Centro Interdipartimentale Eurosapienza, nel maggio del 2004. Mi fa piacere ricordare, soprattutto per i due amici coinvolti, che l’incontro scaturì da una proposta di Gabriele Panizzi (presidente della Sezione romana del Movimento Federalista Europeo) e mia, sostenuta da Orlando Corsetti, presidente del Municipio Roma III. Nell’occasione incontrai per la prima volta Luca Meldolesi e Nicoletta Stame, me li presentò Adriano Scaletta. Il titolo della relazione di Solari era La lezione di Angelo, nome che Colorni aveva scelto nella clandestinità.

Solari ci ricorda nell’intervento che la concezione federalista di Colorni rappresentava un’autentica rivoluzione del pensiero politico. …  Anzitutto per il particolare risalto che in essa presentava il concetto che l’unificazione europea doveva considerarsi solo una tappa nella costituzione di una federazione mondiale. … Il disegno federalista … doveva altresì coincidere, per quanto riguarda l’Europa, con un progetto di radicale trasformazione sociale. Con questo ultimo aspetto si raccordava la convinzione che l’unità europea non potesse nascere … dalla “benevola disposizione delle potenze vincitrici” … ma dovesse essere conquistata “dal basso”, attraverso, egli diceva, “movimenti di massa”.

Dopo aver definito il ruolo fondamentale di Colorni nella costituzione a Roma di una componente autonoma socialista nella Resistenza, dove i giovani erano rappresentati da Matteo Matteotti, Leo Solari e Bruno Conforto, Solari passa a delineare la personalità di Angelo.

Innanzitutto mette in evidenza la grande coerenza di Colorni, Un filo conduttore ha legato senza soluzione di continuità ogni aspetto della sua vita: negli studi, nel suo lavoro, nella sua attività di docente, nella politica e nella sfera dei rapporti privati. …..

Eugenio aveva principi molto rigorosi. In tutto. Era ben lungi, peraltro, dall’essere un moralista….

Eugenio era l’antitesi del moralista tipico. Era aperto, comprensivo, sensibilissimo alle regioni degli altri.

Solari si chiede come mai un’intellettuale come Colorni, appassionato ai sui studi (mentre era al confino, perseguitato dal regime fascista come socialista e come ebreo, progettava la prima rivista italiana di filosofia della scienza), aveva deciso di dedicarsi alla politica.  La risposta è questa: Ebbene, per Eugenio l’impegno sul terreno della politica fu veramente ed esclusivamente obbedienza, come in altri aspetti della sua vita, a un obbligo che egli sentiva di testimoniare, a sé stesso prima che agli altri, le proprie convinzioni, le proprie idee. … A questo obbligo sentiva di dover conformarsi proprio quando l’impegno politico poteva comportare, oltre a rinunce e sacrifici, rischi gravi come, per l’appunto, nella cospirazione durante il regime fascista e nella resistenza.

In modo simile si era espresso Albert O. Hirschman, cognato e amico di Eugenio: Colorni … coltivava e gustava uno stile intellettuale nel quale niente era scontato tranne i propri dubbi. Nello stesso tempo, egli e i suoi amici erano attaccati a una certezza: erano impegnati a fondo nell’opposizione al regime fascista.

Ciò che mi affascinava era il fatto che un atteggiamento mentale esplicitamente svincolato da impegni ideologici fosse intimamente connesso con un deciso impegno in un’attività politica palesemente pericolosa. Ma era proprio quello spirito pieno di curiosità sperimentale, con il quale Colorni e i suoi amici affrontavano le questioni filosofiche, psicologiche e sociali, che li spingeva all’azione in situazioni in cui la libertà di pensiero era impedita o in cui, secondo loro, l’ingiustizia era evidente e la stupidità intollerabile.

Solari ci parla poi del modo in cui Colorni concepiva il rapporto con gli altri: Forse le parole più toccanti di Eugenio sono state quelle da lui dedicate a questo aspetto. “Il vero modo – scriveva – di presa affettiva riguardo ad un altro è di lasciarlo esistere, non di trasformarlo a mio modo, ma di godere del suo modo di essere diverso da me. È quello che io chiamo amore e comprensione di un altro uomo”

Più avanti Solari ricorda un altro brano di Colorni, in cui il filosofo partigiano delinea il la sua idea dell’amore: Dopo avere osservato che “l’amore rappresenta forse per l’uomo moderno l’esperienza più diretta e bruciante dell’esistenza di un’altra persona” e che questa persona molto spesso è “profondamente diversa”, Eugenio sottolineava che elemento essenziale dell’amore deve essere “il permettere a questa persona di esistere accanto a te, il desiderare, anzi, la sua esistenza più che la propria, senza cercare di assorbirla in sé, proprio in ragione della sua particolarità, il penetrare all’interno di quell’anima con il rispetto dovuto alla cosa delicata e sconosciuta, di cui un gesto torbido e brusco potrebbe infrangere l’equilibrio e l’armonia …

Giova a comprendere la straordinarietà e peculiarità della sua figura umana anche il modo come egli svolgeva la sua opera nella Resistenza. Diede una dimensione della sua grandezza morale anche nello svolgere oscuramente, cioè senza nessun intento di dare un esempio e, tantomeno, per ostentazione di umiltà, anche i compiti più modesti, che erano sovente anche i più rischiosi; nello studiare e curare gli aspetti organizzativi con la stessa diligenza e lo stesso scrupolo “perfezionista” con cui si dedicava alle ricerche filosofiche e scientifiche; nell’essere il “fratello” maggiore dei giovani allievi della scuola clandestina di partito da lui voluta durante la Resistenza; nel bruciare infine la sua preziosa vita rifiutandosi di arrendersi agli sgherri che cercavano di arrestarlo.

Dopo la relazione di Solari intervenne Claudio Pavone, aiutante di Colorni nel settore militare Appio-Esquilino-Prenestino insieme a Giuseppe Lopresti, martire delle Fosse Ardeatine, entrambi giovanissimi partigiani socialisti. Nella sua testimonianza racconta che: Ci colpì la grande disponibilità da lui subito dimostrata a parlare con due giovani schietti e decisi, ma anche un po’ sperduti, tanto delle esigenze della organizzazione clandestina quanto dei massimi problemi dell’umanità.

Anche Giuliano Vassalli raccontò come ricordava Eugenio Colorni: Il ricordo che ho di Angelo è quello di un fortissimo combattente, di un pensatore, di un un uomo che aveva dato l’apporto della sua scelta profonda, dei suoi studi estremamente approfonditi e analitici, della sua passione per la matematica, la fisica, la filosofia, per le idee politiche che erano già fermentate nel movimento federalista a Ventotene e poi alla nascita della Resistenza socialista a Roma.

Su come la visione del mondo di Angelo e il suo agire politico intervenne anche Luca Meldolesi: Colorni diceva che le situazioni concrete sono costituite da relazioni, relazioni tra uomini, relazioni tra uomini e cose: fanno perte di una società relazionale. Eugenio ed Albert insegnano come questa realtà nasconda, spesso e volentieri, delle peculiarità molto più vive, molto più importanti di quello che uno crede all’inizio. Si tratta di saperle intercettare, spesso di uscire dal proprio guscio e andar loro incontro. E’ una teoria della conoscenza che ha iniziato Eugenio e che Albert ha sviluppato: il “possibilismo”. E’ una teoria della scelta umana che amplia potentemente la capacità di inserirsi e di modificare la vita collettiva. Al possibilismo di ispira Franco Cioffi con la sua Scuola d’impresa diffusa (https://wordpress.com/post/viaitri.blog/135)

La tensione verso un’aspirazione grandiosa come la federazione mondiale, la forte coerenza, la curiosità sperimentale, l’attenzione e la disponibilità verso gli altri, il dedicarsi anche ai compiti più modesti, mi sembrano elementi caratterizzanti dello stile di leadeship che molti giovani trovarono particolatmente attraente nella Resistenza.

Il rispetto perla cosa delicata e sconosciuta, di cui un gesto torbido e brusco potrebbe infrangere l’equilibrio e l’armonia … ricorda il metodo dell’affetto con il quale Luca Meldolesi lavorava per far emergere le potenzialità dei suoi studenti a Napoli, mentre anche lui era rivolto verso una meta importate, lo sviluppo del Mezzoggiorno (https://viaitri.blog/2020/12/06/eppur-si-puo-saggi-e-istruzioni-autobiografiche-e-filo-possibiliste/).

EUGENIO COLORNI 1944-2004 Dalla guerra alla Costituzione europea , a cura di Maria Pia Bumbaca, Atti dell’incontro dibattito – Roma 18 maggio 2004.

La testimonianza di Albert O. Hirschman è tratta da Io,  detective dell’economia fascista, pubblicato in Autosovversione, Il Mulino, 1997.

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