La scoperta del possibile

Albert Hirschman ricorda di essere rimasto affascinato dal cognato Eugenio Colorni e dai suoi amici impegnati, a Trieste nel 1937, in un’attività politica pericolosa (l’opposizione al regime fascista) fondata su un atteggiamento mentale esplicitamente svincolato da impegni ideologici. … Era come se si fossero ripromessi di provare che Amleto aveva torto: come se volessero mostrare che il dubbio può motivare l’azione invece di indebolirla e snervarla. (A. O. Hirschman. Io, detective dell’economia fascista, In: Autosovversione, Il Mulino, 1997).

Ernesto Rossi scrive che Colorni, negli anni del confino a Ventotene, Era continuamente in crisi spirituale. Ogni giorno voleva riprendere ex-novo tutti i problemi, per il timore di cristallizzare il suo pensiero in categorie ben definite, di riposare in qualsiasi comodo sistema. (E. Rossi, Eugenio Colorni, In: Ernesto Rossi, Un democratico ribelle, Kaos Edizioni, 2001).

Come è possibile orientarsi e agire, anche in situazioni dove si devono prendere decisioni estremamenti difficili (per esempio durante la Resistenza nella Roma occupata dai nazifascisti – https://viaitri.blog/2020/12/20/la-lezione-di-angelo/), quando si coltiva instancabilmente il dubbio? Eugenio Colorni ce lo spiega in una discussione con Altiero Spinelli.

Eugenio rimprovera ad Altiero di lasciarsi trascinare nel peccato che chiama <<Ideologia>> L’ideologia politica, scrive Eugenio, assomiglia come due gocce d’acqua al sistema filosofico. Lì si tratta di conciliare in dialettica armonia, essere e divenire, libertà e necessità, finito e infinito; qui libertà e autorità, socialismo e democrazia ecc. E come la filosofia non fa passi avanti risolvendo quegli eterni problemi, ma meditando con rigore su fatti e problemi e metodi particolari, e lasciando sullo sfondo, volutamente impreciso e solo accennato, l’atteggiamento sistematico generale, così la politica, a mio parere, non procederà a forza di ritoccare il proprio edificio ideologico, mettendo alla page la formulazione e la soluzione di problemi eterni; ma tenendo l’occhio fisso ai fatti che si vanno svolgendo e cercando di influire su di essi con i metodi più efficaci e spregiudicati; sempre, s’intende alla luce di alcune tendenze fondamentali che basta avere chiare nel proprio cuore e direi nel proprio istinto, senza bisogno di dare ad esse una nitida ed esatta e logica formulazione.

L’azione deve essere guidata dall’occhio fisso sui fatti e da tendenze fondamentali che bisogna avere chiare nel cuore e nell’istinto. L’atteggiamento sistematico generale è bene che rimanga impreciso e accennato sullo sfondo. Quando si hanno chiare le tendenze fondamentali si possono applicare metodi audaci e spregiudicati.

Per una persona come me, dalle idee costantemente e ostinatamente confuse, le parole scritte da Colorni a Spinelli sono di grande conforto, come lo fu per il ventiduenne Albert Hirschman scoprire a Trieste il gruppo di amici impegnati nell’attività antifascista senza avere una Weltanschauung.

Luca Meldolesi ci dice in una nota a piè di pagina: Eugenio insegna al Albert che bisogna continuamente mettere in dubbio le proprie certezze, passarle al vaglio dell’esperienza: inclusi i segnali, diretti e indiretti, che riceviamo continuamente dalla realtà. Che bisogna essere ricettivi, saper disporre i propri sensi in modo tale da accogliere ed elaborare adeguatamente i messaggi concreti provenienti dalla vita e dallo studio, soprattutto quelli inattesi, che, magari, mettono in discussione ciò che pensiamo. Che bisogna combattere le nostre resistenze psicologiche, ingaggiare una vera e propria battaglia con noi stessi per ottenere uno spicchio della verità (con la v minuscola, perché quella maiuscola strombazzata dai filosofi non esiste): una verità vera, un di più rispetto a quello che di buono già conoscevamo. Che bisogna accettare di essere presi alla sprovvista, sorpresi da fatti e idee che ci danno torto …; e che addirittura bisogna vergognarsi (ma sans vergogne) di quanto avevamo in mente precedentemente (perché, spiega Eugenio, la conoscenza più profonda è quella che ci attraversa, quella che mette in modo, che, in seguito, non dimenticheremo tanto facilmente).

Eugenio Colorni, La scoperta del possibile. Scritti politici, a cura di Luca Meldolesi. Rubettino Editore, 2017.

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