Impianti fotovoltaici e biodiversità, l’alternativa dei sistemi conservoltaici

La Coalizione 100% Rinnovabili Network,  costituita nel 2024 per iniziativa di Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e WWF, unisce esponenti delle università e dei centri di ricerca, del mondo delle imprese, del sindacato e del terzo settore, come la Fondazione per lo sviluppo sostenibile. La Coalizione ha presentato lo scorso 11 marzo il rapporto Verso la neutralità climatica con elettricità 100 rinnovabile (Report-Verso-la-neutralita-climatica_100x100-rinnovabili-network.pdf), firmato da 25 ricercatori attivi presso le università e il CNR, tra i quali Livio De Santoli, docente di energetica e prorettore per la sostenibilità della Sapienza Università di Roma, Bruno Massa, ornitologo ed entomologo,  Marco Frey, docente di economia e prorettore  della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, Nicola Armaroli, chimico dirigente di ricerca presso il CNR.

Lo sviluppo della tecnologia, sostiene il rapporto, ha creato le condizioni che permettono di sostituire con l’elettricità i combustibili fossili, come principale vettore dell’energia. L’eolico e il fotovoltaico sono due fonti rinnovabili mature e a basso costo, utilizzabili per una rapida decarbonizzazione e per contrastare la povertà energetica. Per raggiungere questi obbiettivi è sufficiente destinare alla produzione di energia da fonti rinnovabili (impianti eolici e fotovoltaici a terra) l’1% del territorio nazionale. Questi impianti devono essere  considerati, secondo il rapporto, una forma di uso del suolo, non di consumo.

Oltre ai già noti sistemi agrivoltaici, in cui coesistono la produzione agricola a quella di energia fotovoltaica, il rapporto propone di realizzare parchi solari, nei quali le superfici destinate a impianti fotovoltaici diventano oasi di biodiversità, applicando il modello conservoltaico, proposto dai ricercatori australiani Eric J. Nordberg e Lin Schwarzkopf. In un articolo pubblicato sulla rivista Austral Ecology nel 2023, Nordberg e Schwarzkopf sostengono che “Strategie innovative di progettazione e gestione dei parchi solari potrebbe contribuire alla conservazione della natura. I pannelli solari possono fornire un habitat adatto e una complessità strutturale per la fauna selvatica, comprendendo ripari da predatori, posatoi o strutture di nidificazione e ombreggiamento
che possono essere potenziati con un’adeguata gestione (per esempio con interventi mirati di ripristino degli habitat).”

La possibilità di gestire gli impianti fotovoltaici a terra in modo da favorire la conservazione della natura è il tema di recente rapporto del WWF ItaliaUn’energia che fa bene alla natura: i benefici del fotovoltaico per la biodiversità”, curato da Valerio Renzoni (Come il fotovoltaico può portare benefici alla biodiversità | WWF Italia).

Il rapporto del WWF afferma che “I sistemi di produzione vegetale comportano un significativo cambiamento nella diversità biologica, oltre a modifiche del suolo, dell’acqua e della topografia, e sono gestiti con pratiche come la lavorazione del terreno, la fertilizzazione, l’irrigazione e l’uso di pesticidi, che alterano notevolmente le reti alimentari e più in generale gli ecosistemi, tendendo a semplificarli tramite il processo di degradazione e frammentazione degli habitat. Tali fattori, che rendono il settore agroalimentare la principale causa di perdita della biodiversità (addirittura, secondo il rapporto “Food System Impacts on Biodiversity Loss” dell’UNEP24, l’agricoltura da sola rappresenta una minaccia per 24.000 delle 28.000 specie a rischio di estinzione), non hanno quasi alcun ruolo nella gestione dei terreni dedicati agli impianti solari.” Se gli impianti fotovoltaici vengono installati in contesti agricoli intensivi, gli effetti positivi generati da un parco solare sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici sono potenzialmente superiori a quelli di qualsiasi altro cambiamento nell’uso del suolo.

Secondo il WWF Italia, le caratteristiche degli impianti fotovoltaici che, se sono adeguatamente progettati e gestiti, possono favorire la biodiversità sono molteplici.  I pannelli proiettando l’ombra sul terreno e modificando la caduta delle precipitazioni sul suolo sottostante, creano microclimi diversificati. Questo può disturbare le specie erbacee che preferiscono la luce diretta del sole, ma fornisce nuovi habitat per le specie più adatte all’ombra. La diversificazione dell’insolazione può allungare nel tempo il periodo delle fioriture, favorendo gli insetti impollinatori. L’incremento di insetti impollinatori, che si può favorire seminando all’interno dei parchi solari specie di fiori selvatici, può avere affetti benefici anche sulle coltivazioni situate nei terreni circostanti.

Indagini sul suolo in aree destinate a impianti fotovoltaici hanno evidenziato un incremento del contenuto di carbonio organico e ricche popolazioni di artropodi, soprattutto quando la superficie viene lasciata indisturbata (senza animali al pascolo e lavorazioni del terreno)

Per favorire la biodiversità, è possibile anche realizzare nei parchi solari piccole raccolte d’acqua destinate agli anfibi e siepi.

Ricerche condotte in diversi paesi europei hanno evidenziato che anche alcune specie di uccelli possono trovare ospitali gli impianti fotovoltaici, che offrono aree di riparo e insetti per l’alimentazione.

Bisogna certamente evitare l’installazione di impianti fotovoltaici a terra in aree di particolare pregio paesaggistico o in ambienti già ricchi di biodiversità, come le praterie naturali, ma nelle aree ad agricoltura intensiva o ai margini di quelle urbane e industriali, i sistemi conservoltaici possono essere una valida alternativa agli altri usi del suolo, per la tutela e l’incremento della biodiversità.

Di Massimo Leone, biologo, presidente della comunità energetica rinnovabile Associazione Lazio Nuovo ETS

Pubblicato su Nuova Verde Ambiente, PERIODICO DI POLITICA E SCIENZA, ANNO 5 NUMERO 1-2, GENNAIO-APRILE 2025

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