Elvio Fachinelli, psichiatra, psicoanalista, pedagogista e attivista italiano, come lo definisce Wikipedia, dal 1963 al 1989 raccolse aneddoti, osservazioni e aforismi in un diario che portava il titolo di Grottesche.
Nel mese di giugno del 1974 annotò questo schizzo di Gaeta:
A Gaeta: la città vecchia diroccata, sovrastata dalla rocca borbonica, ora prigione militare, parti di essa abbandonate, dopo i bombardamenti; davanti un ristorante «d’epoca» intitolato al «Re Borbone». Strade disselciate, polvere. Sulla soglia di antri si affacciano vecchi, donne grasse e bambini.
Sul lungomare davanti alla città nuova, alla stessa ora, la passeggiata prima di cena. Giovani molto curati, con un’eleganza da manichini. Portano jeans, ma senza noncuranza. Anzi con una cura minuziosa dell’aspetto, della figura. La novità del vestito è importata da fuori e innestata su un modello vecchio di «bella figura» piccolo-borghese. Doppia dipendenza: dal modello esterno e da quello locale vecchio.
Ogni tanto, come ombre, accanto a loro, diversi anche nel passo, vecchi operai o contadini, in tutto «fuori moda».
E le famiglie: gli uomini con lo sguardo assente, si direbbe, le donne invece mobilitate a guardare intorno come per una «boccata d’aria».
I rivoluzionari, forse si indovinano da una minore cura del vestito, da una reale trasandatezza. Ma, nel ricordo, li vedo vittime di un’altra dipendenza verso l’esterno, quella per cui si farebbero cultura e politica altrove, nel Nord. Sanno tutto del nord e niente di se stessi.
Massimo Leone
Elvio Fachinelli, Grottesche – Notizie, racconti, apparizioni, a cura di Dario Borso, Piccola Biblioteca di Letteratura Inutile, Italo Svevo, Trieste-Roma, 2019.