Franco Continolo cita questo passo di Tommaso Padoa Schioppa (dal libro La veduta corta) nel discorso preparato per il settantesimo compleanno dell’amico, che non gli fu possibile pronunciare:
tenere in ordine la casa nazionale è [secondo la teoria della “casa in ordine” n.d.r.] la condizione necessaria e sufficiente perché ci sia un ordine internazionale. Nelle sedi internazionali non si deve dunque decidere alcunché in comune; ci si deve soltanto informare, ed eventualmente, esortare, reciprocamente. […] La dottrina della casa in ordine è congeniale a un paese [la Germania] che ha deciso di non dare più lezioni al mondo e vuole solo essere un allievo modello nell’economia e nella politica. Nello stesso tempo, però, in questa idea s’insinua il pericolo di un nuovo nazionalismo, che per analogia con il nazionalsocialismo, chiamerei nazional-liberalismo. La Prima guerra mondiale fa cadere l’illusione che, se le frontiere degli stati coincidessero con i confini delle nazioni, ci sarebbe la pace. L’Ordoliberalismo si culla in un’illusione dello stesso tipo; se ogni Stato facesse propri il mercato e la democrazia (non più la nazione), l’ordine regnerebbe nel mondo.
«Sono parole» commenta Continolo «che suonano come una presa di posizione contro chi, avverso a forme vere di sovranazionalità, alimenta l’illusione che basti riportare in equilibrio i conti pubblici e fare le riforme per garantire la stabilità dell’Eurozona.»
Ricorda Jacques Delors come Tommaso Padoa Schioppa avesse ben chiaro che «L’unico modo di ritrovare una sovranità è di condividerla e ricomporla a un livello coerente con la dimensione dei problemi comuni da risolvere.» Da discepolo di Altiero Spinelli, Padoa Schioppa disse a proposito dell’idea federalista:
Se un giorno ci sarà o meno una federazione europea, non ci è dato di saperlo. Sappiamo solo che questo è auspicabile, che il futuro è aperto, che l’unione politica dell’Europa è possibile, che la sua realizzazione dipende anche da noi, e che senza di essa la nostra democrazia rimarrà incompiuta.
Carlo Azeglio Ciampi ricorda, nel suo discorso commemorativo tenuto nel 2011 presso l’Università Bocconi, che Padoa Schioppa era:
esemplare espressione di quella borghesia colta, illuminata, laboriosa, consapevole delle proprie responsabilità sociali e per questo capace di una visione non angusta del proprio ruolo. In breve, erede diretto di quella classe dirigente che aspirava e seppe operare per fare dell’Italia, fin dalla sua unificazione politica, un Paese economicamente sviluppato e socialmente progredito, a pieno titolo incluso nel novero delle nazioni più avanzate. Una classe dirigente che professava la sobrietà come religione civile, osservante di un’etica severa.
Questo carattere emerge anche nella vicenda rievocata da Romano Prodi, sempre in occasione della commemorazione presso l’Università Bocconi:
La tempesta mediatica … particolarmente violenta allorché TPS aveva, con voluta ingenuità, osato sottolineare “la bellezza del contribuire, ciascuno con le proprie capacità, alle spese necessarie per il bene comune”. Pochi giorni fa ho rivisto e voluto rivedere sugli schermi televisivi questa sua dichiarazione e mi sono ancora sorpreso che queste parole di altissimo valore civile possano essere state oggetto di ironia e disprezzo. Debbo purtroppo concludere che questo non può che essere la conseguenza di un degrado del costume etico e democratico della nostra Italia, che peraltro era la sua dominante preoccupazione anche nei lunghi incontri che abbiamo avuto nelle settimane precedenti la sua morte.
Non è un caso se proprio a Tommaso Padoa Schioppa si è voluta contrapporre la demagogia della Presidente del Consiglio nazionalista in carica, quando ha affermato «Non penso che le tasse siano una cosa bellissima. Sono una bella cosa le donazioni, non i prelievi imposti per legge.»
Dobbiamo ricordare che l’unione politica dell’Europa è auspicabile e possibile, anche se in questo momento non appare probabile, ora che siamo chiamati ad eleggere la nuova legislatura del Parlamento Europeo. Il primo fondamentale criterio di scelta deve essere non votare le forze politiche nazionaliste.
Di Massimo Leone
I brani citati sono tratti dal libro confezionato con molta cura da Silvia Dionisi, Lucilla Lucchese e Arianna Ballabene:
L’impegno di vivere – Pagine in ricordo di Tommaso Padoa Schioppa, a cura di Costanza, Caterina e Camillo Padoa Schioppa, L’Altracittà Media e Arti, Roma, 2020.