«Aggiungerei un’altra componente che ha una lunga incubazione e che si espresse soprattutto in importanti manifestazioni culturali, mi riferisco alla rottura dell’ordine gerarchico nella sfera privata, alla contestazione dell’autorità che passa dalla liberazione sessuale, al rifiuto della cultura e della scienza trasmessa dall’alto, alla messa in discussione dei rapporti nella famiglia. Insomma tutta la componente culturale, che ha come riferimento principale Marcuse ed è racchiusa nella parola “contestazione“, in cui ci si riconosceva come generazione» dice Maria Luisa Boccia parlando delle componenti fondamentali che diedero origine ai movimenti del ’68, nell’intervista raccolta da Pino Santarelli in Io c’ero.
Secondo Rossana Rossanda, Marcuse «spostava il soggetto dalla classe operaia, in nome della quale continuavano a parlare i tiepidi partiti della sinistra, a un soggetto non più proletario e progressista ma marginalizzato e antisviluppista; gli studenti se ne sentivano fratelli, massa acculturata e deprezzata che non poteva né desiderava diventare la nuova leva dirigente dell’ordine dato.»
Il libro più noto e forse più influente di Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione – L’ideologia della società industriale avanzata, era uscito in inglese a Boston nel 1964, mentre Giulio Einaudi Editore aveva pubblicato la traduzione italiana (a cura di Luciano Gallino e Tilde Gianni Gallino) nel 1967.
Scriveva Marcuse nell’introduzione:
«L’analisi è centrata sulla società industriale avanzata, in cui l’apparato tecnico di produzione e distribuzione (con un settore sempre più ampio in cui predomina l’automazione) funziona non come la somma di semplici strumenti, che possono essere isolati nei loro effetti sociali e politici, ma piuttosto come un sistema che determina a priori il prodotto dell’apparato non meno che le operazioni necessarie per alimentarlo ed espanderlo. In questa società l’apparato produttivo tende a divenire totalitario nella misura in cui determina non soltanto le occupazioni, le abilità e gli atteggiamenti socialmente richiesti, ma anche i bisogni e le aspirazioni individuali. In tal modo esso dissolve l”opposizione tra esistenza privata ed esistenza pubblica, tra i bisogni individuali e quelli sociali. La tecnologia serve per istituire nuove forme di controllo sociale e di coesione sociale, più efficaci e più piacevoli. La tendenza totalitaria di questi controlli sembra affermarsi in un altro senso ancora – diffondendosi nelle aree meno sviluppate e persino nelle aree preindustriali del mondo, creando aspetti simili nello sviluppo del capitalismo e del comunismo.
Di fronte ai tratti totalitari di questa società, la nozione tradizionale della «neutralità» della tecnologia non può più essere sostenuta. La tecnologia come tale non può essere isolata dall’uso cui è adibita; la società tecnologica è un sistema di dominio che prende ad operare sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elaborate.»
Contro questo sistema totalitario era rivolta la contestazione menzionata da Maria Luisa Boccia.
Nato da una famiglia ebraica, socialista, costretto a fuggire dalla Germania nel 1933, Marcuse non usava certo con leggerezza il termine “totalitarismo”. Nel capitolo I di L’uomo a una dimensione il sociologo sosteneva che:
«In virtù del modo in cui ha organizzato la propria base tecnologica, la società industriale contemporanea tende ad essere totalitaria. Il termine «totalitario», infatti, non si applica soltanto a una organizzazione politica terroristica della società, ma anche a una organizzazione economico tecnica, non terroristica, che opera la manipolazione dei bisogni da parte degli interessi costituiti. Essa preclude per tal via l’emergere di una opposizione efficace contro l’insieme del sistema. Non soltanto una forma specifica di governo o di dominio partitico producono il totalitarismo, ma pure un sistema specifico di produzione e di distribuzione, sistema che può essere benissimo compatibile con un un «pluralismo» di partiti, di giornali, di «poteri controbilanciantisi» ecc.»
Le difficoltà evidenti in tutto il mondo all’«emergere di una opposizione efficace contro l’insieme del sistema» mi fanno pensare che, a sessanta anni dalla sua pubblicazione, l’opera più nota di Herbert Marcuse abbia ancora qualcosa da dirci.
di Massimo Leone
Herbert Marcuse, L’uomo a una dimensione – L’ideologia della società industriale avanzata, traduzione di Luciano Gallino e Tilde Gianni Gallino, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1967 (diciassettesima edizione, 1977).
La citazione di Maria Luisa Boccia è tratta da: Pino Santarelli, Io c’ero – Dal Luglio ’60 al crollo del Muro: i comunisti romani si raccontano, Bordeaux, Roma, 2023.
La citazione di Rossana Rossanda è tratta da: Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Giulio Einaudi Editore, Torino, 2005.