Enrico Maria Mosconi, Chairman della laurea Magistrale in Circular Economy dell’Università della Tuscia e rappresentante italiano nel comitato ISO/TC 323 per lo sviluppo delle norme sull’economia circolare, Andrea Colantoni, professore associato presso lo stesso ateneo per il macrosettore “Ingegneria agraria e dei biosistemi”, e Sergio Bini, presidente di Progetto Qualità 2000 s.r.l., già docente di “Gestione delle risorse umane e del benessere organizzativo” presso l’università LUMSA di Roma, hanno messo insieme le rispettive competenze per produrre un’utilissima guida all’economia circolare.
In un contesto dove cresce la preoccupazione per la disponibilità delle risorse, scrive nella presentazione del volume Mattia Pellegrini (Capo dell’Unità “From Waste to Resources” presso la Direzione Generale Ambiente della Commissione europea), «assume sempre maggiore rilevanza la misurazione della “Qualità” ambientale di beni e servizi innovativi”». Sono quindi necessari «Strumenti che ci permettono di verificare l’efficacia in termini di circolarità e sostenibilità, anche attraverso l’implementazione di norme non cogenti e norme volontarie, definiscono il successo durevole di un’impresa o di un’organizzazione “responsabile”.» Il libro di Mosconi, Colantoni e Bini rappresenta proprio una guida agli strumenti evocati da Pellegrini.
Prima dei tre capitoli in cui è articolata la trattazione dell’economia circolare, troviamo una sezione dedicata alle “Premesse”, ovvero al quadro delle questioni cui l’economia circolare vuole essere una risposta: il consumo di risorse (inclusa l’acqua), la necessità di approvvigionamenti “climate friendly”, la scarsità di materie prime critiche, la necessità di compensare le emissioni di anidride carbonica.
Il capitolo 1 si intitola “Economia circolare” e offre un ampio e dettagliato panorama sulle principali iniziative a livello mondiale, europeo e nazionale in materia. Scrivono gli autori che secondo Ellen MacArthur Foundation, la quale ha svolto un ruolo di pioniere in questo campo, l’economia circolare «è un approccio sistemico alla crescita economica progettato per i benefici delle imprese, della società e dell’ambiente. È un modello economico rigenerativo per la progettazione e mira a disaccoppiare gradualmente la crescita dal consumo di risorse.» In questo capitolo sono evidenziate le relazioni dell’economia circolare con gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, le iniziative per promuovere le “città circolari“, le norme europee sui rifiuti e sull'”end of waste”, il “green deal” dell’Unione Europea e il CEAP, il Circular Economy Action Plan pubblicato con la Comunicazione della Commissione COM(2020) 98.
Il capitolo 2 ci propone alcuni “Focus su aspetti collaterali dell’economia circolare“. Si tratta di una serie di utilissimi aggiornamenti normativi e tecnici su temi quali l’obsolescenza programmata, la gestione delle batterie e degli imballaggi, le microplastiche, l'”ecodesign”, le etichette per la sostenibilità e la circolarità dei prodotti (incluse quelle sulla riparabilità), i finanziamenti per l’economia circolare inclusi quelli previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, la circolarità nell’agricoltura e nell’economia del mare.
Il capitolo 3 è intitolato “Dall’eccellenza al sistema. La molla imprenditoriale e il Sistema della Circolarità“. La consapevolezza di quanto siano importanti circolarità e sostenibilità sembra piuttosto diffusa nel campo delle imprese, tanto che uno studio condotto su un campione di 550 leader di aziende nei paesi dell’UE e nel Regno Unito
«conferma che l’economia circolare costituisce una priorità strategica per gli imprenditori europei vedendo il passaggio da modelli lineari a modelli circolari una scelta strategica per la loro azienda. Inoltre, l’economia circolare viene considerata uno strumento per guadagnare vantaggio competitivo per la diversificazione, l’espansione del mercato e può contribuire alla riduzione dei costi. Tuttavia, la maggior parte dei leader aziendali europei considera i loro paesi impreparati ad affrontare il problema dell’economia circolare.»
Un ruolo proattivo, secondo gli autori, viene svolto dalle università, tanto che emerso il modello di “ecological university“, «che tenta di posizionare il mondo della ricerca e dell’alta formazione nel futuro globale interconnesso che si sta velocemente realizzando sotto i nostri occhi.» Gli atenei possono svolgere un ruolo di primo piano anche attraverso le creazione di nuove imprese come spin-off della ricerca.
La transizione delle aziende dal modello economico lineare a quello circolare può essere facilitato dall’adozione di idonei sistemi di gestione. A questo scopo l’ISO (International Organization for Standardization) ha costituito un apposito comitato che sta sviluppando le norme della serie ISO 59000. Sono già disponibili però diversi standard. La British Standard Organization (BSI) ha emesso nel 2017 lo standard BS 8001 Framework for implementing the principles of the circular economy in organizations. Guide. L’ente francese di normazione AFNOR ha emesso nel 2018 lo standard XP X30-901 Circular economy – Circular economy project management system – Requirements and guidelines. L’Ente Italiano di Normazione UNI ha pubblicato infine nel 2022 lo standard UNI/TS 11820 Misurazione della circolarità – Metodi ed indicatori per la misura dei processi circolari nelle organizzazioni.
Lo standard UNI/TS 11820 propone un modello di gestione fondato su quattro principi ispirazionali
- creazione del valore
- condivisione del valore
- disponibilità delle risorse
- tracciabilità delle risorse
e su otto principi operativi:
- pensiero sistemico
- collaborazione
- generazione del valore circolare
- ottimizzazione del valore circolare
- preservazione del valore
- innovazione
- consapevolezza
- inclusività.
Per misurare il livello di circolarità ottenuto e poterlo migliorare, standard UNI/TS 11820 propone indicatori di circolarità da adottare a livello
- micro (singola organizzazione)
- meso (gruppi di organizzazioni, cluster industriali o territoriali, enti locali)
- macro (regioni o paesi)
Gli indicatori proposti sono 71, raggruppati in 6 famiglie
- indicatori connessi alle risorse materiche e ai componenti
- Indicatori connessi alle risorse energetiche ed idriche
- Indicatori connessi ai rifiuti e alle emissioni
- Indicatori connessi alla logistica
- Indicatori connessi al prodotto/servizio
- Indicatori connessi a risorse umane, asset, policy e sostenibilità.
Applicando questi indicatori e una complessa procedura di calcolo si può quantificare il livello di circolarità di un’organizzazione e sottoporlo a certificazione da parte di un ente terzo.
Il paragrafo che chiude il libro è dedicato al “ruolo delle persone” nella gestione per l’economia circolare. Gli autori richiamano alla necessità di «inserire nei processi di rivalutazione e rigenerazione soprattutto la “materia umana”», perché le persone che lavorano non devono essere gestite con un approccio “usa e getta”.
Enrico Maria Mosconi, Andrea Colantoni, Sergio Bini, Economia circolare – Dinamica e gestione delle organizzazioni – Commento alla norma UNI/TS 11820:2022, UNI/EPC Editore, 2023. Con un contributo di Claudio Perissinotti Bisoni, sulle attività del Comitato Tecnico ISO/TC 323 e della Commissione Tecnica UNI/CT 057.
di Massimo Leone