Sergio Zerunian è stato ufficiale biologo del Corpo Forestale dello Stato presso il Parco Nazionale del Circeo, è autore di molte pubblicazioni scientifiche e divulgative sui pesci delle acque interne italiane, insegna Ecologia presso la sede di Latina dell’università “Sapienza”. Con lui ho collaborato negli anni ’90 in uno studio sulla qualità dei corsi d’acqua e sulla fauna delle acque interne nella provincia di Latina. Dal rapporto di lavoro è nata una lunga amicizia.
Nel libro “Amore mio dagli occhi grandi” Zerunian aveva raccontato le storia della sua famiglia, andando a ritroso dal padre armeno e dalla madre maentina. La figura del nonno materno, che lavorò per la bonifica delle paludi Pontine in un periodo della sua intensa vita, ha ispirato “Dove c’era la palude”.
La protagonista del romanzo è Francesca, una giovane biologa romana che trova, nella casa di famiglia a Maenza, le lettere scritte dal bisnonno Ferdinando Belli a sua moglie Antonietta. Quelle datate tra il 1931 e il 1935 erano partite da Cisterna e da Littoria, dove Ferdinando era impegnato nei cantieri della bonifica. Nelle lettere Ferdinando confida ad Antonietta il profondo rammarico che prova nel partecipare alla distruzione di preziosi ambienti naturali, per guadagnare lo stipendio con cui sosteneva la famiglia. Scrive nell’ultima lettera dalla pianura, prima di fare ritorno a Maenza:
«Nei laghi e nella palude non c’è alcuna mortifera sterilità, anzi sono ambienti che pullulano di vita! In questi mesi ho imparato a riconoscere tante piante ed animali che vivono nelle nostre parti e non avevo mai visto prima: salici, pioppi, frassini, ontani, raganelle, tritoni, testuggini d’acqua, falchi pescatori, falchi di palude, gabbiani, aironi di varie taglie e colori, tinche, lucci e uno straordinario mammifero acquatico come la lontra. »
Più avanti aggiunge:
«Nei laghi e nei terreni che li circondano ci sono molte persone che traggono il loro sostentamento facendo vari ‘mestieri della palude’: bufalari, pescatori di ranocchi, pescatori di anguille e tinche, cacciatori di anatre. … Cosa resterà del loro sapere e del loro stretto rapporto con la natura specifico di questi luoghi?»
Colpita dal punto di vista espresso dal bisnonno, molto distante dalla narrazione generalmente condivisa, Francesca decide di studiare da naturalista le trasformazioni del territorio causate dalla bonifica dell’agro Pontino. Sarà questo l’argomento del suo dottorato di ricerca che la porterà a consultare materiali di archivio a Latina e a percorrere la pianura per raccogliere informazioni sull’impatto ambientale della bonifica. Nella tesi di dottorato Francesca scriverà sulle testimonianze che descrivono il territorio prima della bonifica, sui ‘mestieri della palude’, sulla distruzione degli habitat con la conseguente estinzione locale di specie animali e vegetali, sull’impatto ambientale dell’agricoltura e della zootecnia industrializzate e sullo sfruttamento dei braccianti immigrati.
Oltre a descrivere gli ambienti visitati da Francesca per le sue ricerche, come il lago di Fogliano e il fiume Cavata, Sergio Zerunian tratteggia anche quelli dove lei si reca per diletto, da sola o con il fidanzato Roberto, come le faggete dei monti Lepini e l’isola di Ventotene. Il libro rappresenta quindi anche una guida alla natura del territorio pontino e ai suoi principali problemi ambientali, senza trascurare emergenze sociali come il lavoro irregolare e il caporalato nell’agricoltura.
Scrive la filosofa e critica letteraria Serenella Iovino in “Ecologia letteraria” che «esiste un genere letterario chiamato environmental literature o nature writing» e che
«La scrittura ambientale è mossa da due intenti caratteristici: un intento “epistemologico”, volto a creare nel lettore un’idea problematica del rapporto tra umanità e natura; e un intento “politico”, consistente nell’adozione di tecniche retoriche che inducano a sviluppare nuovi atteggiamenti nei confronti dell’ambiente e delle forme di vita non umane. L’obiettivo principale di questo genere di scrittura è quello di ispirare nel lettore la coscienza (ecologica o proto-ecologica) dell’interdipendenza tra le forme di vita».
Ho avuto il piacere di assistere a un incontro tra Sergio Zerunian e gli studenti dell’I.T.I. Antonio Pacinotti di Fondi, che avevano letto Dove c’era la palude. La passione che mostravano gli studenti per i temi affrontati dal libro mi fanno pensare che si possa considerare un ottimo esempio di scrittura ambientale.
Sergio Zerunian, Dove c’era la palude, Luoghi interiori, Città di Castello, 2022 (illustrazioni di Titti De Ruosi).
Le citazioni di Serenella Iovino sono tratte dal libro Ecologia letteraria. Una strategia di sopravvivenza, Edizioni Ambiente, 2006, 2015.
La foto è stata scattata durante la presentazione di Dove c’era la palude a Fondi, presso l’I.T.I. A. Pacinotti, il 31 gennaio 2023.
di Massimo Leone
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