La norma UNI ISO 13009 per la qualità e la sostenibilità degli stabilimenti balneari

In Italia si è affermato un modello peculiare di gestione dei litorali. Come scrive Alex Guizio: “la concessione demaniale marittima è stata concepita come un patto fra lo Stato e il privato imprenditore: a fronte di un canone calmierato, il concessionario è obbligato a farsi carico della cura di una porzione di bene pubblico per conto dello Stato (pulizia, sicurezza, manutenzione, eccetera), traendone in cambio un guadagno attraverso l’attività di accoglienza e ristorazione[1]”.

La sostanziale rinuncia da parte della pubblica amministrazione alla gestione delle spiagge ha favorito la diffusione di un grandissimo numero di piccole imprese lungo i litorali, con un significativo peso politico.

La legge n. 88 del 2001 prevedeva il rinnovo automatico allo stesso concessionario ogni sei anni, ma questo sistema è stato messo in crisi dalla direttiva n. 123 del 2006, nota come Bolkenstein.  La direttiva stabilisce che “Qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, gli Stati membri applicano una procedura di selezione tra i candidati potenziali, che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza”.

Come ricorda Guizio nel testo citatoNel 2010 l’ultimo governo Berlusconi ha frettolosamente abrogato la legge sul rinnovo automatico per adeguare la normativa italiana alla direttiva Bolkestein, senza sostituirla con un altro sistema di gestione delle concessioni che si assumesse il difficile compito di conciliare l’esistenza di migliaia di imprese private con l’obbligo di mettere a bando il suolo pubblico su cui sono sorte. E nemmeno i successivi governi lo hanno fatto, limitandosi ad approvare varie proroghe ex lege per allungare la durata delle concessioni esistenti (prima fino al 2015, poi al 2020 e infine al 2033) e prendersi tempo per lavorare a una riforma organica che però non è mai arrivata.”

A novembre 2021 il Consiglio di Stato ha annullato la validità dell’estensione al 2033 e ha proibito qualsiasi ulteriore proroga, ritenuta in contrasto col diritto europeo. Il Consiglio ha anche stabilito che le concessioni esistenti possono rimanere il vigore fino al 31 dicembre 2023, ma entro tale data devono essere messe a bando.

Il governo Draghi ha deciso di inserire la riforma del settore nel disegno di legge sulla concorrenza, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 15 febbraio. Secondo la direttiva Bolkenstein: “gli Stati membri possono tener conto, nello stabilire le regole della procedura di selezione, di considerazioni di salute pubblica, di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori dipendenti ed autonomi, della protezione dell’ambiente, della salvaguardia del patrimonio culturale e di altri motivi imperativi d’interesse generale conformi al diritto comunitario”. Analogamente il Governo ha scritto, nel disegno di legge con cui chiede la delega per il riordino delle concessioni, che in sede di scelta del concessionario si dovrà tenere conto anche della professionalità acquisita dagli operatori e “della valorizzazione di obiettivi di politica sociale, della salute e della sicurezza dei lavoratori, della protezione dell’ambiente e della salvaguardia del patrimonio culturale”.

Negli ultimi mesi si è quindi risvegliato l’interesse per la certificazione secondo norma tecnica UNI ISO 13009: 2018, Turismo e servizi correlati – Requisiti e raccomandazioni per le attività in spiaggia, perché da diverse parti è stata avanzato la proposta inserire la certificazione secondo tra i criteri per la scelta tra i richiedenti le concessioni. Questa norma, approvata dall’ISO nel 2015 e recepita in Italia dall’UNI nel 2018, è rivolta a tutti gli operatori che gestiscono attività sulle spiagge, quindi sia ai concessionari privati sia agli enti locali per tratti di litorale non affidati in concessione. Il suo scopo è fornire indicazioni per una gestione e pianificazione sostenibili delle spiagge, sulle infrastrutture sostenibili e sulle scelte relative alla fornitura di servizi, compresi quelli per la sicurezza in spiaggia, l’informazione e la comunicazione, la pulizia e la rimozione dei rifiuti.

Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Normazione (ISO), il valore della norma UNI ISO 13009 per le destinazioni turistiche non consiste solo nell’aiutare i gestori delle spiagge a migliorare le esperienze vissute dagli utenti, ma anche nel promuovere il miglioramento del tessuto economico e sociale delle località balneari. L’applicazione della UNI ISO 13009 inoltre può aiutare ad affrontare diversi rischi, come quelli di perdere competitività, non soddisfare le esigenze dei visitatori, perdere reputazione, non pianificare bene la gestione. È ragionevole supporre che per cogliere a pieno i vantaggi della certificazione, questa dovrebbe riguardare non il singolo stabilimento balneare, ma tratti di litorale molto più estesi, come nel caso di un’esperienza in corso nella Comunità Valenciana, dove sono coinvolti 4 km di spiaggia[2].

La norma UNI ISO 13009 richiede prima di tutto una attenta pianificazione che porti a identificare i rischi per la salute, programmare la risposta alle emergenze e tutte le attività che si svolgono sulla spiaggia, inclusa la manutenzione. È necessario poi fornire informazioni corrette sui servizi offerti, sulla qualità delle acque e sull’ambiente, rispondere ai reclami.

Per valutare le prestazioni della gestione, la norma chiede di definire indicatori relativi all’impatto ambientale, alla qualità dei servizi e alla soddisfazione dei clienti, mettendo in atto azioni correttive soprattutto se diminuisce la sicurezza.

Seguono nel testo indicazioni in merito alle infrastrutture permanenti (servizi igienici, spogliatoi ecc.) e a quelle temporanee come gli ombrelloni, che devono essere bene integrate nell’ambiente e nel paesaggio.

La norma si sofferma poi sulle vie di accesso, che devono essere sicure e se possibile percorribili anche da persone con handicap, e sui servizi per la sicurezza di cui deve essere costantemente verificata l’adeguatezza. La pulizia della spiaggia deve essere pianificata e documentata, ma la rimozione dei residui di piante marine (come quelli Posidonia oceanica) non deve influenzare negativamente la dinamica degli ecosistemi costieri.

La UNI ISO 13009 infine richiama alla raccolta differenziata dei rifiuti, all’alto livello di igiene da assicurare nella somministrazione di alimenti e bevande e alla necessità di identificare e separare le aree destinate alle diverse attività sulla spiaggia, in modo da prevenire le interferenze.

La diffusione della certificazione UNI ISO 13009, soprattutto se ottenuta da gruppi di imprese e amministrazioni impegnate nella gestione di tratti contigui di litorale, potrebbe stimolare una significativa riqualificazione nel settore.

Articolo pubblicato su Nuova Verde Ambiente, n. 4/2022.


[1] https://gliasinirivista.org/spiagge-le-ragioni-di-una-riforma-necessaria-ma-ancora-rinviata/

[2] https://www.levante-emv.com/turismo/2022/06/12/cuatro-kilometros-playas-tranquilas-familiares-67179179.html

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