Civiltà nazionalistica o civiltà cosmopolitica

Nell’estate del 1943 Eugenio Colorni risponde a una lettera ad Altiero Spinelli. L’espressione “il vostro saggio” si riferisce probabilmente a “Politica marxista e politica federalista”, scritto da Spinelli insieme a Ernesto Rossi. La lettera è stata pubblicata per la prima volta da Spinelli nel 1993, recentemente è stata riproposta in una raccolta di scritti di Colorni curata da Luca Meldolesi.

<<Ciò che vi fa deprecare una soluzione comunista, nonostante il vostro riconoscimento di un’iniziale dittatura, è che ritenete che per i comunisti la dittatura, e il collettivismo economico, siano fini a se stessi; siano metodi permanenti di governo e non semplci espedienti provvisori. Ora io ritengo che il comunismo (e in specie un comunismo europeo) sia molto più capace di evolversi di quanto voi non crediate. Lo ritengo spregiudicatissimo in materia economica, e legato finora in Russia ad un’economia collettivistica ed autarchica solo per la necessità di prepararsi con una frenetica attività alla guerra. Penso che si verificherebbe, anche nel campo culturale, una Europa capta ferum victorem coepit; o per lo meno che sarebbe nostro compito, e compito attuabile, far sì che ciò si verificasse. Propendo a credere che il contenuto di civiltà personalistica di qualsiasi regime, non dipenda tanto dalla sua struttura istituzionale e dalla volontà degli uomini e dalle ideologie che lo dominano, quanto dalla somma delle difficoltà e dei pericoli interni ed esterni che esso si trova a dover fronteggiare. Un regime in stato di guerra in preda a una grave crisi economica, o in fase di instabile assestamento, può permettersi una scarsissima dose di personalismo; e d’altra parte il personalismo sorge come frutto spontaneo anche sulle forme più tipicamente autoritarie e collettiviste, non appena si rilasci la tensione di difesa, l’atmosfera di pericolo e di lotta da cui tali forme sono sorte. Insegni l’Italia dal 1930 al 1935. Penso che sarebbe un effettivo progresso concettuale e storico disabituarsi dal considerare concetti come civiltà personalistica o di massa come categorie, criteri valutativi di un’epoca o di un regime. E’ questa un lezione che ho tratta dal fascismo, il quale, ora che sta per cadere, non deve essere considerato come un semplce tumore, tagliato il quale tutto torni come prima. Oggi il criterio da usarsi è civiltà nazionalistica o civiltà cosmopolitica; ed è chiaro che, benchè entrambe totalitarie, un’Europa hitleriana (con la divisione in caste di Spartani e Iloti da te così efficacemente caratterizzata) sarebbe una civiltà nazionalistica, mentre un’Europa comunista rappresenterebbe una civiltà cosmopolitica. Porre al centro il problema dell’unità europea significa aver capito questo spostamento di termini. Porre al centro il criterio civiltà personalistica o civiltà di massa significa essere rimasti prigionieri della mentalità prefascista, e aver praticamente rinunciato all’unità europea>>.

Se mi è permesso un commento personale alle riflessioni di Eugenio Colorni, il leader politico più vicino a un’idea di civiltà cosmopolitica è stato forse proprio un russo, formatosi nella politica comunista, Michail Sergeevic Gorbaciov.

Eugenio Colorni ad Altiero Spinelli, in La scoperta del possibile. Scritti poltici, a cura di Luca Meldolesi, Rubbetino Editore, 2017.

L’immagine della bandiera dell’Unione Europea è tratta dal sito http://www.felicitapubblica.it

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