I treni dell’accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell’Italia del dopoguerra 1955-1958.

Alla fine della Seconda guerra mondiale, sostiene Bruno Maida, l’Europa affronta probabilmente “l’emergenza più grave della sua storia” per la disponibilità di alimenti. Nel periodo 1945-46, rispetto a quello 1934-38, la produzione di cereali è diminuita del 50%, quella di carne del 36%, quella di uova del 37%. Secondo un rapporto elaborato nel 1946 dall’Alto Commissario per l’Alimentazione, con 970 calorie pro capite giornaliere, che arrivano a 1650 con i prodotti acquistati al mercato nero, l’alimentazione in Italia rappresenta il livello più basso in Europa.

I bambini sono colpiti con particolare gravità dalla penuria di alimenti e di altri beni di prima necessità. Secondo un rapporto dell’UNESCO, nel 1948 i bambini che hanno bisogno di assistenza in Europa sono 60 milioni, ma le risorse a disposizione delle organizzazioni internazionali bastano a soccorrerne solo quattro milioni, per sei mesi.

“Tra il 1945 e il 1948” scrive Maida nell’introduzione al libro “l’Unione Donne Italiane e il Partito comunista organizzano un trasferimento in massa di decine di migliaia di bambini provenienti da famiglie povere di diverse parti d’Italia, prima da Milano e Torino, poi in gran parte dal Mezzogiorno, portandoli in zone dove le condizioni di vita sono relativamente migliori. L’Emilia-Romagna è l’area che ne accoglie il maggior numero, ma è una geografia nazionale che coinvolge buona parte delle regioni italiane” …. “I Treni della felicità, – espressione coniata dal sindaco di Modena, Alfeo Corassori, quando in città arrivano i primi treni da Roma – sono al contempo una parte e il simbolo di una grande e complessa operazione di assistenza all’infanzia, in cui, nei primi anni del dopoguerra, è impegnato un enorme numero di organizzazioni nazionali e internazionali, partiti, sindacati, enti pubblici e privati, laici e confessionali.”

Nella vicenda dei Treni della felicità si intrecciano, evidenza Maida, almeno quattro temi importanti per l’Italia del dopoguerra. La prima è la povertà in ampie zone del paese, che sarà un nodo decisivo della questione meridionale. La seconda riguarda le politiche per l’assistenza all’infanzia, problema che possiamo ritenere ancora non affrontato adeguatamente, considerato che la mancanza di servizi per l’infanzia concorre a causare la scarsissima natalità che si osserva oggi in Italia. La terza è il protagonismo femminile, tra la collocazione in ruoli tradizionalmente legati alla famiglia e all’infanzia e la capacità di esercitare un importante ruolo politico e sociale. La quarta concerne il modo in cui il Pci costruisce il partito nuovo e persegue un radicamento territoriale, in particolare nel Mezzogiorno.

Il terzo capitolo del libro si intitola Salviamo i bambini di Cassino e racconta l’intervento dei Treni della felicità per i bambini del Lazio, provenienti soprattutto dalle periferie di Roma e dai dintorni di Cassino. A Cassino e nei comuni circonstanti, collocati per molti mesi sul fronte della Linea Gustav, è particolarmente difficile superare le devastazioni causate dalla guerra. Una grandissima parte delle abitazioni sono andate distrutte, ogni palmo di terreno rappresenta un pericolo mortale perché può nascondere mine, le buche create dalle bombe sono diventati stagni dove crescono le zanzare che diffondono la malaria, mancano le medicine, i luoghi di cura e i mezzi di trasporto per trasferire i malati, come pure l’energia elettrica e l’acqua potabile. Un pericolo particolare per i bambini è rappresentato dai residuati bellici.

Questa situazione viene rappresentata dai delegati della provincia di Frosinone al V congresso del Pci, che si apre a Roma negli ultimi giorni del dicembre 1945. Una delegazione del congresso visita la provincia di Frosinone, guidata da Teresa Noce che ne riferisce il 6 gennaio. Il partito decide di intervenire, prende avvio quindi un complesso lavoro che coinvolge, oltre al Pci e all’UDI, l’ONMI, l’Opera Nazionale Combattenti, la Confindustria, la CGIL, la Croce Rossa Italiana e altre organizzazioni.

Tra gli ostacoli da superare, per far partire i bambini, c’è la diffidenza delle famiglie, fomentata in alcuni casi dai parroci. Racconta A. Panicucci in un articolo sull’Avanti! che a Sant’Andrea sul Garigliano molte famiglie avevano aderito alla proposta di inviare i bambini al Nord, ma il parroco aveva in seguito suscitato il timore che i loro figli sarebbero stati inviati in Russia e istigati a odiare i genitori. Quando il gruppo guidato dalla pediatra Savalli andò a prendere i bambini trovò che «La popolazione si era ritirata sui monti e aveva piazzato le mitragliatrici».

Nonostante le innumerevoli difficoltà, tra febbraio e maggio del 1945 partirono dalla provincia di Frosinone circa 3500 bambini, accolti da famiglie residenti in 51 comuni italiani.

I treni dell’accoglienza è un libro importante per conoscere la vita politica e sociale del secondo dopoguerra in Italia, trattando in modo vivace e profondo temi importanti come i problemi della povertà e dell’infanzia, il radicamento del Partito comunista, il ruolo delle donne nel partito e nella società, la solidarietà e il confronto tra le culture del Nord e del Mezzogiorno. Leggere le descrizioni delle condizioni di vita a Cassino, a Roma o a Napoli alla fine della guerra aiuta anche a comprendere quelle dei popoli coinvolti oggi nei conflitti.

La storia dei Treni della felicità è raccontata anche nel bellissimo albo illustrato tre in tutto, con testi di Davide Calì e illustrazioni di Isabella Labate, pubblicato nel 2019 da Orecchio Acerbo.

di Massimo Leone

I treni dell’accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell’Italia del dopoguerra 1955-1958, Bruno Maida, Einaudi, Torino, 2020.

Recensione pubblicata su: Annali del Lazio Meridionale, Anno XXI, n. 41, giugno 2021.

Il disegno di Isabella Labate è tratto dal libro tre in tutto, testi di Davide Calì, illustrazioni di Isabella Labate, orecchio acerbo, 2018.

Giulia Forte, animatrice dell’Archivio Storico della Memoria del ‘900 della Città di Fondi, ci ricorda che il 25 gennaio 1946 fu affisso un manifesto del comune di Fondi, firmato dal pro Sindaco Fernando Di Biasio, per comunicare che:

«i bambini che hanno fatto domanda di trascorrere i mesi invernali ospiti dei lavoratori di Modena e provincia, partiranno per Latina, domenica 27 p.v. alle ore 7.30.

Pertanto i 70 bambini scelti dalla Commissione e sottoposti a visita medica sono invitati a presentarsi (possibilmente accompagnati dai genitori) prima di quell’ora alla locale Sezione Comunista, dove avverrà una prima assegnazione di indumenti.»

Giulia Rita Eugenia Forte, “Parlo con te” Fernando Mariano Di Biasio Primo sindaco di Fondi nel 1946, Ali&no Editrice, Perugia, 2023.

Lascia un commento