Terre di scambio. Vite translocali tra il Delta del Nilo e Roma.

Francesca Giangrande ha conseguito nel 2018 il Premio Ugo Baldini per tesi di dottorato, che dà ai vincitori la possibilità di pubblicare i risultati del proprio lavoro presso la prestigiosa società editrice il Mulino. Il premio è stato istituito dall’Archivio Osvaldo Piacentini, per “offrire un contributo di riflessione e proposta su questioni cruciali attinenti alle politiche del territorio, considerato nelle sue diverse dimensioni (fisica, istituzionale, sociale, ambientale, economica, culturale e altre ancora)”.

Nella prefazione Giuseppe Dematteis afferma che la ricerca di Francesca Giangrande “ha un forte carattere innovativo e persino rivoluzionario, sia nel senso delle <<rivoluzioni scientifiche>> di T.S. Kunh, sia per il rovesciamento della prospettiva con cui vengono normalmente considerate le problematiche dei migranti da parte degli operatori pubblici.”

Il carattere innovativo della ricerca di Francesca Giangrande deriva dalla necessità, da lei avvertita, di superare le difficoltà che incontrano la pianificazione territoriale e le politiche pubbliche nell’affrontare la non-stanzialità. “L’esigenza di analizzare a fondo i problemi ha reso dunque necessario prescindere dai singoli statuti disciplinari, passando da una disciplina all’altra e ricercando scambi fertili anche con altri saperi, secondo la pratica non banale della trasgressione disciplinare, intesa come the propensity to trepass [Hirshman, 1981] dal dominio delle scienza sociali a un altro”. Per affrontare il tema della non stanzialità l’autrice ha quindi trovato utile il confronto con Albert Hirschman, che nella sua lunga e operosa vita ha attraversato molti confini, sia quelli tra le discipline, sia quelli tra gli stati, prima come profugo poi come ricercatore ed economista dello sviluppo (sua sorella Ursula intitolò Noi senzapatria l’autobiografia).

Il libro ci parla di una comunità che vive tra Roma, dove abita prevalentemente a Ostia, e il Delta del Nilo, in particolare nel villaggio di Kafr Kela al Bab. Il primo capitolo, molto denso, affronta l’evoluzione delle categorie di mobilità e stanzialità, introduce in concetto di translocalità e riconosce il ruolo delle pratiche di costruzione dello spazio nella creazione dei luoghi. Il secondo capitolo illustra il metodo e l’oggetto della ricerca, lo “studio translocale del fenomeno migratorio tra Kafr Kela al-Bab e Lido di Ostia e degli effetti che esso ha prodotto in passato e produce tuttora sui loro territori”. Il terzo capitolo è dedicato alle storie di vita dei migranti, presentate con interviste e osservazioni dirette sia a Roma che sul Delta del Nilo. Il quarto capitolo descrive gli effetti della translocalità, sia sullo spazio fisico sia sullo sviluppo delle reti sociali.

Nelle conclusioni Francesca Giangrande ci richiama alla “imprescindibilità di considerare il migrante come essere umano, nella sua totalità, complessità e corporeità” e alla “necessità di liberarsi da ogni etnocentrismo e pensée d’État, non considerando i migranti come originari di, ma appunto esseri umani che, oggi più che mai, spesso inconsapevolmente, aspirano a un’emancipazione politica che forse può trovare spazio solo in una visione del mondo libera dalle costrizioni a subordinarsi ad appartenenze specifiche. Ciò significa … anche svolgere una critica radicale di tutti quei termini di derivazione coloniale quali integrazione, adattamento, assimilazione, minoranza, inserimento, che spesso caratterizzano il linguaggio delle politiche pubbliche che si fondano su un’immagine precostituita della differenza …”.

I risultati della ricerca possono rappresentare secondo l’autrice riferimenti utili per progetti di riterritorializzazione e sviluppo locale sostenibile: “Terre di scambio può essere un progetto, sia a Ostia dove, a una situazione complessa, caratterizzata dalla coesistenza di migranti con progetti migratori differenti, fa riscontro una scarsa agency dei migranti, con relazioni con gli abitanti autoctoni che sono talvolta conflittuali talvolta collaborative; sia a Kafr, dove la popolazione locale convive con i transmigranti che hanno un potenziale know-how e un campo di risorse per ri-territorializzare i luoghi, ma vi è anche il rischio di un aumento delle disuguaglianze socio-spaziali.”

Terre di scambio. Vite translocali tra il Delta del Nilo e Roma, Francesca Giangrande, il Mulino, Bologna, 2019.

Recensione pubblicata su: Annali del Lazio Meridionale, Anno XXI, n. 41, giugno 2021.

Immagine tratta da: http://www.getamap.net

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